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dir loro le stesse cose, v. E. s attedierebbe mortal-
mente ec. ec. e pretenderebbe che gli restituissero il
danaro che avesse pagato. Nessuna cosa e più neces-
saria alla vita, della varietà ec. perch è la sola medici-
na della noia che segue tutti i piaceri.
m Tu dunque presumi di servire il Mondo, e temi la
noia? Non sai che chiunque mi serve, si può dire che
non faccia altro che annoiarsi? E che tutti i beni ch io
posso dare si risolvono nella noia? Sicché cercando i
miei benefizi e conseguendoli, non avrai altra compa-
gna né altra meta che questa? Non accade ora come
quando ogni cosa umana era piena di vita, di movi-
mento, di varietà, d illusioni, in maniera che la gente
non s annoiava. Ma oggidì non avere altra speranza
che d attediarti in eterno, e di morire felicemente a
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Letteratura italiana Einaudi
Giacomo Leopardi - Operette morali
ogni tratto, perch io non voglio più vita né strepiti né
disordini ne mutazioni di cose. L ignorante e il fan-
ciullo non s annoia, perch è pieno d illusioni, ma il sa-
vio conoscendo la verità d ogni cosa, non si pasce
d altro che di noia.
g Ma se v. E. odia lo straordinario, odierà quasi tutte le
buone e belle e grandi azioni, e se dovremo far sem-
pre quello che fanno gli altri; non potrà stare che non
operiamo tutto giorno contro natura, non solo perché
dovremo adattarci alle inclinazioni altrui, ma perché
la massima parte degli uomini opera a ritroso della
sua stessa natura.
m Che diavolo è questo che mi vieni ingarbugliando?
Che ha da fare il Mondo colla natura? (Che ho da far
lo) Sempre che ti sento parlare stimo che sia risuscita-
ta mia nonna, o di trovarmi ancora in conversazione
(compagnia della) colla balla. Siamo ai tempi d Abra-
mo o dei re pastori, o della guerra troiana? La natura
mi fece la scuola da fanciullo, ma ora, come succede
spesso in fatto di maestri, è mia somma e capitalissi-
ma nemica, e la mia grande impresa è questa di sni-
darla da qualunque minimo cantuccio, dov ella sia
rannicchiata. Ed oramai son vicino a riuscire, e spero
che fra poco le farò dare un bando generale che la
scacci da tutto quanto il genere umano, e non si tro-
verà più vestigio della natura fra gli uomini.
g v. E. senza fallo dev essere amica della ragione.
m Si, ma di quella fredda freddissima, e dura durissima
come il marmo. A questa sì le voglio bene, povera
vecchia, debole quanto una pulce.
g E stata sempre cosi debole, o solamente dopo invec-
chiata?
m Sempre da quando nacque. Appena ha forza di dare
il fiato. E non solamente è stata debole, ma ha snerva-
to e snerva chiunque l ha seguita o la segue. Fo che
tenga una bottega dove una quantità di politici filoso-
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Giacomo Leopardi - Operette morali
fi ec. ci stanno da garzoni, e lavorano il giorno e la
notte a farmi il sorbetto e altre cose ghiacciate che mi
piacciono sommamente e mi giovano moltissimo.
g v. E. non ama il caldo?
m Dio mi scampi dal caldo. Quand era giovane andava
alla bottega della natura dove stavano i poeti (ma quei
poeti d allora) e gli altri scrittori magnanimi, che tutti
facevano all amore con lei, perch è stata sempre una
bellissima ragazza. E questi mi davano certe bolliture
e certi spiriti che mi mettevano il fuoco nelle ossa. Il
fatto sta ch io veniva nerboruto, svelto, leggero,
asciutto come un tisico, non istava mai fermo, faticava
e sudava come una bestia, sognava mille scempiaggi-
ni, e non credo che passassi due giornate nello stesso
modo. Finalmente ho conosciuta la verità delle cose,
e pigliato il vero partito. Non mi levo più da sedere,
non vorrei muovere un dito per tutto l oro della terra,
non fo più niente, ma in vece penso tutto gi . orno, e
trovo cento belle cose; e di tutte le mie giornate non
c è una che differisca dalla precedente. Così godo una
salute perfettissima, ingrasso sempre più, anzi mi si
gonfia sino la pancia e le gambe. Certa gente malinco-
nica grida ch io scoppierò, ma prima essi morranno di
mal sottile, o s infilzeranno il cuore. Dunque la prima
cosa ch io voglio e che tu debba far tutto quello che
fanno gli altri. La seconda, che ti debba scordare af-
fatto della natura. Vediamo adesso se tu capisci nien-
te di quello ch io ti dico. In materia de tuoi pregi o
difetti come pensi di averti a contenere verso gli altri?
g Dissimulare i pregi ch io stimo d avere; condurmi
sempre modestamente; e se ho qualche difetto o cor-
porale o intellettuale, confessarlo in maniera che gli
altri mi compatiscano, e in somma non arrogarmi nes-
suna cosa, massimamente dove so di non aver merito.
m Bravo bravissimo. Va via che sarai fortunato come il
cane in chiesa. M avvedo bene,che la porta del tuo
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Giacomo Leopardi - Operette morali
cervelluccio è più stretta del bocchino di una smor-
fiosa, e a volere che gl insegnamenti miei ci possano
entrare, bisogna ch io ti parli più chiaro del mezzo-
giorno. Dunque sappi che quando lo fui d età fra ma-
turo e vecchio, e lasciai la bottega e i cibi della natura
per quelli della ragione, mi prese una malattia simile a
quella che Dante ec. Perché la testa e le gambe mi si
cominciarono a voltare in maniera che la faccia venne
dove stava la riuca, e il ginocchio dove stava l argalet-
to (parola falsa), sicché il davanti restò di dietro, e
quello che tu vedi non è il petto né il ventre, ma la
schiena e il sedere. E perciò non posso più cammina-
re altro che a ritroso, e quelli che gridano che il mon-
do è tutto il rovescio di quello che dovrebbe, si mara-
vigliano scioccamente. Allora bench io guardassi e
considerassi il mio cammino assai più di prima, sicco-
me lo guardava di traverso, e in un modo pel quale lo
non era fatto, inciampava, cadeva, errava ad ogni pas-
so. Cosi finalmente mi risolsi di mettermi a sedere, e
non muovermi più ec. Sappi ch io son fatto eunuco,
sebbene ancora libidinoso. Questo dunque ti serva di
regola per giudicare e far giusto concetto della natura
delle cose umane e de tuoi doveri nella società; e in
ogni caso, in cui per essere novizio, dubiterai della
maniera di contenerti o di pensare, appigliarti sempre
al contrario di quello che ti parrebbe naturalmente.
Come nel nostro proposito. Naturalmente andrebbe
fatto come tu dici. Dunque va fatto il rovescio. Negli
uomini non si trova più compassione, sicché non vale
il confessare i propri difetti o svantaggi. Neanche si
stimano più i pregi veri, se non se ne fa gran chiasso,
sicché la modestia non può far altro che danno. E se
chi Il possiede non se ne mostra persuasissimo, è co-
me se non gli avesse. La prima regola in questo parti-
colare è di fornirsi di una buona dose di presunzione,
e mostrare a tutti di tenersi per una gran cosa. Perché
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Giacomo Leopardi - Operette morali
se gli altri da principio ne sono ributtati, a poco a po-
co ci si avvezzano, e cominciano a credere che tu abbi
ragione. Ciascuno s adopra a più potere che il vicino
sia più basso di lui. Sicché il vicino bisogna che faccia
altrettanto. Se è più basso da vero, non s aspetti nes-
sunissima discrezione quando voglia cedere e confes-
sare che il fatto sta cosi. Anzi tanto più bisogna che
s adopri per pareggiarsi agli altri, e coprire il vero, e
farsi stimare, e conseguire quello che non merita. E
perciò conviene che l ignorante s arroghi dottrina, il
plebeo nobiltà, il povero ricchezza, il brutto bellezza,
il vecchio gioventù, il debole forza, il malato sanità, e
via discorrendo. Tutto quello che tu cederai devi sti-
mare che sia perduto inticramente, e non ti verrà nes-
sun frutto dall averlo ceduto. Che se da te medesimo
ti porrai mezzo dito più basso degli altri in qualunque
cosa, gli altri ti cacceranno un braccio più giù. Per ve-
nire a capo degli uomini ci vuole gran forza di braccia
da fare alle pugna come s usa in Inghilterra, e gran
forza di polmone da gridare, strepitare, sparlare, bra-
vare minacciare più forte degli altri, e domar gli uo-
mini come si domano i cavalli e i muli, e come quella
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