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ghirlanda di bella grandezza e di luce commenda; della
quale nella estremità inferiore, di colore di matura uliva,
quanto conviensi eminenti, sottili e partite, non diritte
ma tonde, due ciglia discerne, soprastanti a due occhi
ne quali quanta bellezza dipinse natura già mai, tanta in
quelli ne giudica Ameto, pensante, quando volessono,
alle loro forze non potere resistere alcuno iddio: e se con
soavissimo moto verso di sé li vede levare, tanto quanto
a lui fissi sopra dimorano, gli pare gli ultimi termini del-
la beatitudine somma toccare, credendo appena che al-
trove che in quelli paradiso si truovi. Li quali, neretti,
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Giovanni Boccaccio - Comedia delle ninfe fiorentine
soavi, lunghi, benigni e pieni di riso, tanto a sé il tengon
sospeso che le bellissime guance, nelle quali con bianchi
gigli miste si dirieno vermiglie rose, il dilicato naso, a
nessuna altra stato simile, e la vermiglia bocca, con gra-
zioso rilievo vermiglietta mostrantesi, e ciascuno per sé
solo potente a fare meravigliare ogni uomo che li miras-
se, quasi nol muovono a riguardarsi, sì gli è cara la luce
di quelli ne quali non meno salute sente che in quelli di
Lia.
Ma poi che dalla virtù d essi fu vinto, sospirando il
suo sguardo ritrasse all altre cose, e come disegnate so-
no, riguardate, tutte le loda, e con quelle il mento bellis-
simo, sopra il quale il velo, mosso dalla sommità della te-
sta e apuntato sopra i raccolti capelli, da ogni parte
terminava raggiunto e trasparente molto, tanto che ap-
pena ch egli vi fosse stato si saria detto; la marmorea e in
alto diritta gola e il bellissimo collo piano e co vesti-
menti congiunto, come elli poteva difendeva dal sole, in-
fino alla scollatura de vestimenti passante, la quale non
ascondea i ritondi omeri col suo giro. A questa parte
con diligenza rimira Ameto, e degna di laude maravi-
gliosa la reputa co nascosi beni, appena di sé danti so-
pra li stretti panni alcuni segnali; e ciò sanza indizio di
giovinetta età non avvenia; e con questi loda le braccia,
delle quali se per chiedere andasse, domanderebbe così
tosto come da quelle di Giuno essere stretto e tocco con
le candide mani, le cui non grosse ma lunghe dita d oro
circulate vedea. E di quella, grande di statura e andate,
alcuna volta vede il picciolo piede, e per merito dell au-
re moventi i vestimenti toccanti le verdi erbette, nate di
propio volere ne lieti prati, tal volta più ad alto rimira, e
discerne la tonda gamba da niuno calzamento coperta; e
bene che ombrosa per li circustanti panni la vegga, bian-
chissima, gli scoperti membri guardando, la sente. Egli
disidererebbe di vedere più avanti, ma invano vi s affati-
cano gli occhi suoi; e perciò, venuta già quella tanto
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Giovanni Boccaccio - Comedia delle ninfe fiorentine
avanti che libera li rimanea dell altra la vista, levò da
quella le luci, sopra l altra fermandole con non minore
maraviglia. E poi che egli ha lei, vegnente in maturo abi-
to, in mezzo delle prime a quello luogo venute, per ispa-
zio grandissimo riguardata, non sappiendo come esser si
possa vero ch egli vegga tanto di bene quanto vede, e al-
cuna volta fra sé si pensa dormire, e dormendo essere
agli scanni superiori tirato a veder quelle, e poi dice:
Io non dormo ; e, non affermandolo, ne rimane in dub-
bio; e pur rimira ciò che agli occhi gli aggrada. Egli d al-
ta statura, vestita di vestimenti rosati, non meno cara-
mente fimbriati che primi, la vede; benché l aurea
fibula, tenente dell altra il mantello, nel mezzo del petto
di lei rilucesse, a costei risplendea sopra la destra spalla.
E quello, sottilissimo, da essa in piega raccolto sotto il
sinistro braccio e sopra quello rigittato, mostrando il
verde rovescio, ricade verso terra, libera lasciando la
mano nella quale fiori, colti per li venuti boschi, porta-
va; ma ciò che di quello dalla destra spalla ricade, mosso
alcuna volta dal vento, si stende in lunga via: la qual co-
sa similemente lo sparato vestire dalle latora va faccen-
do. La testa sua, con leggiadretta ghirlanda di provinca
coperta, i biondi capelli da velo alcuno non coperti mo-
strava, de quali, non so come legati, ricadeva sopra cia-
scuna tempia bionda ciocchetta; le quali lei, di ciò non
curante, rendevano sì vezzosa che Ameto n avea maravi-
glia; il quale, il suo viso mirando, loda la spedita fronte e
le non irsute ciglia ma piane; e tali nei suoi gli occhi di
colei gli appariscono quali e gli occhi e l altre bellezze di
Filomena al tiranno di Trazia si mostrarono. Le candide
guance, non d altra bellezza cosperse che nella bianca
rosa si vegga, non veduta dal sole, gli danno materia di
comendarle, e il naso, nel suo luogo ben ricadente, con
la bellezza di sé supplirebbe, se altrove avesse difetto; la
picciola bocca vermiglia e nel suo atto ridente, col sotto-
posto mento compreso in picciol cerchio, hanno forza
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Giovanni Boccaccio - Comedia delle ninfe fiorentine
di farsi lodare al riguardante, il quale più tosto l appetito
che l occhio, se elli potessi, ne piacerebbe. Ma poi che
egli, con intenta cura la candida gola e il diritto collo e
del petto e degli omeri quella parte, che il vestir non gli
toglie, speculate, tutte le loda, e con quelle gli altri mem-
bri, e i palesi e i nascosi; e con lussurioso occhio rimira
lunga fiata il piè di lei, andante calzato di sola scarpetta,
la quale poco più che le dita di quello, sottile e stretta,
copriva; e, nera, pensa che lui bianco faccia parere.
Quelle donne, considerando Ameto le dette cose, per-
vennero al luogo ove egli, solo, attendendole si sedea; il
quale, alla loro venuta levatosi, poi che fra loro onorate,
disposte l arme e mantelli, assettate si furono, si ripuose
a sedere. E tutte insieme, e ciascuna per sé lungamente
mirate, così lieto cominciò a cantare:
[XVI]
O voi, qualunque iddii, abitatori
delle superne e belle regioni,
di tutti i ben cagioni e donatori,
che noi e ciel con etterne ragioni
reggete e correggete, disponendo 5
sempre a buon fine i tempi e le stagioni,
e te massimamente, a cui intendo,
o sommo Giove, i voti dirizzare
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